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Consulenti di Direzione

Temporary Manager

 

 

 

CONSULENZA & TEMPORARY MANAGEMENT PER IL RIPOSIZIONAMENTO STRATEGICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ristrutturazione aziendale per crescere

   

Analisi di business per il riposizionamento strategico

   

Adeguatezza della strategia e continuità aziendale

   

Strategia e gestione del cambiamento organizzativo

   
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Il concetto di strategia

Competere sui mercati significa “combattere” per rubare spazio ai concorrenti, come se questi fossero nemici da vincere (concetto di sfida).

I concorrenti "veri"


Per effetto della “segmentazione” dei mercati, ovviamente, non tutte le aziende che trattano prodotti analoghi sono tra loro concorrenti.

Questo, perché ogni azienda  opera nel proprio “segmento” (o "nicchia"), posizionandosi  ad un livello di prezzo preordinato, adeguato cioè alle caratteristiche della propria offerta di prodotto/servizio e congruente alla propria politica di marketing ("premium-price", allineamento, aggressione).

 

Pertanto, i concorrenti “veri” di un’azienda sono quelli che - operando nel medesimo segmento di mercato - si posizionano più o meno sullo stesso livello di qualità/prezzo/prestazioni. Ed è contro di essi che l’azienda deve competere.

 

 

Dalla teoria alla pratica:

è adeguata la strategia dell'impresa?


L’azienda sbaglia quando cerca di competere:

  • in “business” per i quali i punti di forza dei concorrenti sono notevolmente maggiori. Da tali “business” l’azienda dovrebbe ritirarsi;

  • su un’estensione (prodotti/clienti) non proporzionata alle risorse di cui può disporre. In tali situazioni, sarebbe conveniente, per l’azienda, modificare l’obiettivo (sviluppo selettivo, anziché generalizzato, per esempio); oppure, concentrarsi su un segmento, anziché competere in molti;

  • con tattiche non adeguate, ossia: offrendo vantaggi competitivi non adeguati alle aspettative dei clienti effettivi e potenziali; oppure, puntando a competere con prezzi bassi, senza disporre della tecnologia adeguata a sostenere il confronto coi concorrenti.

 

Un altro paragone utile a spiegare il significato dell’adeguatezza strategica è il seguente:

si può perseguire l’obiettivo di scalare l’Everest, disponendo di uomini capaci d’arrivare fino agli 8.000 metri d’altitudine e di risorse finanziarie adeguate ai costi che comporta l’organizzazione dell’impresa.

In caso contrario si è condannati all’insuccesso.

Al contrario, disponendo di uomini capaci d’arrivare ai 3.000 metri d’altitudine e di risorse adeguate al costo di scalate di quella portata, sarebbe spreco di risorse limitarsi a scalare colline di 500 metri.

 

la continuita' dell'azienda


Un altro aspetto da considerare, nell’analisi strategica, soprattutto quando si osservano società medie e piccole (magari di persone, o di capitali, ma con azionariato ristretto ai familiari dell’animatore, per esempio) è la continuità.

 

Questo, perché sono in situazione ben diversa dalle grandi società di capitali, soprattutto di quelle con larga base azionaria e, magari, quotate in Borsa.

Queste ultime, infatti, sono da considerarsi pressoché perenni.  

 

Le prime, invece – ad un certo punto della loro esistenza – devono capire se ci sono i continuatori, oppure se ci sono degli… acquirenti potenziali da interessare.

 

Ignorando tale punto di vista, diventa difficile decidere investimenti, senza sbagliare.

 

 

Il passaggio generazionale


La successione imprenditoriale è uno dei momenti più critici nella vita dell'impresa.

Non pensarci per tempo, sottovalutandone la portata significa, in molti casi, minacciare la sopravvivenza stessa dell’impresa.

 

Spesso, tale processo si rivela problematico perché influenzato, non soltanto dalle caratteristiche dell’impresa, ma anche dall’atteggiamento dei soggetti coinvolti. Infatti, la successione ha sempre effetti rilevanti sul piano organizzativo, proprio perché frequentemente le strutture e la divisione del lavoro riflettono la personalità e le competenze dell'imprenditore. A maggior ragione quando si tratta del fondatore.

 

Il principale fattore di rischio è rappresentato dalla perdita potenziale del patrimonio di conoscenze e relazioni di cui l’Imprenditore è portatore in prima persona.

 

L'imprenditore - primo responsabile del processo di transizione - tende a rinviare il momento in cui affrontare questo tema ed avviare un processo di delega costruttiva.

 

 

E se manca il successore?


La mancanza di familiari disposti ad assumere la guida dell’impresa apre la strada a forme di passaggio generazionale “esterne” che possono coinvolgere manager e dipendenti - portatori di competenze e capacità gestionali – mediante operazioni di “management buy-out”.

 

Quando, anche tra i collaboratori dell’impresa, manchino potenziali successori, all’imprenditore resta soltanto la strade della cessione a investitori specializzati o a società concorrenti.

 

In ogni caso, è necessario non tardare troppo a prendere in considerazione il problema della continuità dell'impresa e non sottovalutare la complessità del problema "successione".

 

In ogni caso, un valido  "temporary manager", esperto di processi di successione aziendale, potrà affiancarsi all'imprenditore, per guidare la realizzazione del progetto.

 

 

 

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